Giorgio racconta una storia curiosa, un inno all’inventiva. Non fosse stato per la persona del racconto, non sarebbe esistito l’Impressionismo. E, per la verità, non sarebbero esistite un sacco di cose… Grazie per averci fatto conoscere John Goffe Rand (1801-1873), pittore e inventore americano; il “coraggio” di dar vita all’immaginazione.

Questo Racconto breve non è un omaggio a Robespierre, o a Lenin o a Che Guevara, ma ad un personaggio che pochi conoscono e ricordano: John Goffe Rand.

A John sarebbe piaciuto fare l’artista ma non aveva il talento per emergere. Un giorno, forse in preda ai fumi dell’oppio, molto in voga a Boston a quel tempo, o forse in seguito a qualche altra strana visione, inventò è brevettò un contenitore che avrebbe segnato una vera e propria rivoluzione nel mondo dell’arte: Il Tubo di Vernice pieghevole.

Si sa che, fino ad allora, i colori venivano conservati nelle vesciche dei maiali, un colore per ogni vescica, impossibili da trasportare. Tutte le scene pittoriche di strade e piazze fino a metà ottocento, venivano dipinte da studi o appartamenti.

Renoir ha dichiarato: “Senza i tubi di vernice non ci sarebbe stato nessun impressionismo“. Eh già, proprio John, senza saperlo, avrebbe contribuito a dare vita a uno dei più grandi movimenti pittorici della storia. Senza John, la banda rivoluzionaria composta da alcuni giovani pittori, rifiutata dai critici d’arte dell’epoca ed esclusa dal “Salon” parigino, non si sarebbe mai riunita presso lo studio del fotografo Felix Nadar per organizzare nel 1874 la ” Société anonyme des artisies peintres sculpteurs et graveurs.

C.Monet, A.Sisley, C.Pissarro, A.Renoir, E.Degas, B.Morisot fondavano l’impressionismo prendendo lo spunto da un quadro di Monet “impression, soleil levant”. Proprio a partire dal tubo pieghevole e dai colori pret-a-porter, i pittori potevano finalmente dipingere all’aria aperta con una tecnica rapida che permetteva di completare l’opera in poche ore. Il tubo, proprio questo tubo rivoluzionario, li aveva resi liberi di riprodurre sulla tela le sensazioni e le percezioni visive che il paesaggio comunicava loro nelle varie ore del giorno e in particolari condizioni di luce, usando il colore in modo innovativo: i toni chiari che contrastano con le ombre complementari, gli alberi che prendono tinte insolite, come l’azzurro, il nero che viene quasi escluso preferendo le sfumature del blu più scuro e del marrone.

A volte le rivoluzioni nascono da dettagli casuali. Il Packaging potrebbe essere quel dettaglio che, inconsapevolmente, diventerà sempre più centrale nelle nostre relazioni. Il Packaging non è contenuto, ma contenitore. Così come trascuriamo ciò che è racchiuso all’interno del nostro smartphone, per utilizzarlo solo come “touch screen”, ovvero nella sua superficie, anche il comune Packaging che troviamo al supermercato potrebbe diventare il contenitore esterno di “future relazioni e visioni”. Ogni settimana, passiamo più tempo al supermercato che in chiesa e non ci sarà da stupirsi se un giorno vedremo qualcuno che, fermo davanti ad una lattina di pomodoro, lo vedremo piangere o sorridere: non per il pomodoro, ma per il film che si sta guardando puntando il suo smartphone sull’etichetta della lattina. Il film potrebbe essere “Pomodori verdi fritti alla fermata del treno”.

Cerchiamo, allora, di non dimenticare la creatività e la tenacia di John Goffe Rand e la sua rivoluzione “del Tubo”.

Buona immaginazione a tutti.