Oksana ha ribaltato la sua vita più volte. Lasciata l’Ucraina nel 2001, ha vissuto a Modena prima di arrivare in provincia di Treviso. Ha lavorato in una mensa fino a quando non ha incontrato le viti… La sua storia è molto interessante, ci mostra come un evento che all’inizio ci sembra di subire possa in realtà essere la chiave per realizzarci.

Visto un difficile momento economico in Ucraina e contemporaneamente ad un difficile momento familiare, ventidue anni fa, ho deciso di venire in Italia per sostituire mia madre nel ruolo di badante, dando a lei la possibilità di tornare a casa sua e a me stessa una nuova opportunità in questo paese.

Da lì mi sono adattata a diversi lavori. Non è stato per niente facile, però la vita mi piaceva in Italia e ho deciso di vivere in questo paese portando qui mio figlio. Dieci anni abbiamo vissuto a Modena dove ho lavorato in una mensa del policlinico; avevo il mio lavoro, mio figlio vicino, sembrava non ci mancasse niente.

Però nel Veneto avevo due sorelle, che mi chiedevano sempre di trasferirci lì. Nel 2011 la mia vita cambia un’altra volta. Mi trasferisco con mio figlio in un piccolo paesino di Treviso. Un momento molto difficile della mia vita. Da sola, con un figlio sulle spalle, dovevo arrangiarmi in tutto, mandare mio figlio a scuola, pagare l’affitto, pagare tutte le spese, senza lavoro, i pochi soldi che avevo messo da parte a Modena dovevo gestirli bene.

In quegli anni era molto difficile trovare un lavoro. Spargendo le voci tra le mie sorelle e in paese sono riuscita a trovare un lavoro nei campi, lavoravo in viticoltura. Per una persona che non ha mai lavorato in agricoltura era difficile, stancante, quasi umiliante come lavoro, anche perché ero l’unica donna in mezzo a tanti uomini.

I primi mesi quando tornavo a casa dal lavoro mi nascondevo in bagno chiudendomi a chiave, da mio figlio, a piangere, a domandarmi dove ero finita e perché ero qui. Mi dispiaceva tanto per il mio vecchio lavoro e mi mancava tutto di Modena; dopo asciugavo le mie lacrime e andavo da mio figlio a cercare di essere sorridente nonostante la stanchezza fisica.

Ogni mattina mi svegliavo solo con un pensiero: vado a lavorare solo per soldi, per mantenere mio figlio, questo è solo un brutto periodo e passerà presto. Ma purtroppo, nonostante le mie domande in tantissime agenzie di lavoro, era inutile, non trovavo nulla. Il tempo passava e io continuavo a lavorare con le viti.

Passato un anno diventavo sempre più brava, più veloce di tutti, capivo il lavoro, imparavo a tracciare i vigneti e piantare le viti. Piano piano imparando il lavoro mi attraeva, mi intrigava di più, era qualcosa di indescrivibile. Ogni mattina appena suonava la sveglia saltavo dal letto piena di voglia di andare a lavorare nonostante il tempo, in inverno o in estate. Anche se fuori piove si va lo stesso a pulire il capannone oppure i trattori. Anno dopo anno ne sono passati undici.

Ad oggi non posso dire che conosco tutti i lavori e le viti, ma posso dire che i lavori che faccio, li svolgo con entusiasmo e tanta passione. Voglio dire che grazie a questo lavoro sono riuscita a crescere mio figlio (sono già anche nonna), comprarmi una casa, e ad oggi essere orgogliosa di me stessa, perché ogni lavoro è dignitoso, soprattutto quando va fatto con passione. Sono orgogliosa di me stessa quando giro in macchina e vedo i vigneti e dico a me stessa: questo l’ho fatto io, questo l’ho fatto io e anche questo l’ho fatto io…