Iniziamo la sezione dei vostri racconti con quello di Paola.
Il suo “coraggio” è stato quello di rivelare il suo segreto: la passione per la scrittura, accettare di condividere uno dei tanti scritti che sinora ha realizzato solo per se stessa. Ci sono persone che temono di esprimersi, di raccontarsi e probabilmente hanno molto da dire e dare come contributo…

Amava sempre come solo lei sapeva amare, amava tutti quelli che conosceva e tutti quelli che incontrava nel suo cammino, sinceramente, indistintamente pur sapendo farsi rispettare.
Amava ogni cosa facesse con passione e dedizione, amava tutti e tutto come chi ama immensamente la vita.

Scriveva su un quaderno rivestito di stoffa di un azzurro ormai stinto dal tempo che non aveva però perso la sua intensità come una macchia uniforme e scolorita, e che invece si era magicamente trasformato in un colore cangiante di varie tonalità dal celeste più chiaro fino la blu più scuro come le sfumature del colore del mare a seconda della distanza e della profondità.

Come segnalibro non aveva inserito il classico nastrino rosso di raso, ma un pezzo di spago, grezzo e ispido come alcuni periodi della vita sempre pronto a ricordarci della sua momentanea asprezza che prima o poi se ne va.
Scriveva con una grafia da amanuense, non come un antico monaco bensì come la mano di una figura femminile, perché lei era per la parità dei diritti ed era certa che anche nei secoli passati, seppur sconosciuta, o forse chissà sapere esclusivo di pochi esperti, c’era stata l’opera di trascrizione di testi da parte di qualche donna.

Tutti i fogli del suo ricettario erano rifilati manualmente e lo si notava molto poco, solo da una leggerissima e quasi impercettibile seghettatura dei bordi esterni, tutti tagliati a gradini come nelle rubriche in ordine alfabetico.
Ogni lettera sporgente era scritta in stampatello e corrispondeva ad una ricetta di cucina. Ogni ricetta era scritta con amore e passione e riportava sempre una località, un’esperienza, un evento, un viaggio o il ricordo di una persona.

Scriveva quando se la sentiva, quando aveva l’ispirazione come se scrivesse una storia, un racconto sempre con un cappello in testa, uno tra i tanti ormai mitici cappelli che aveva e che non erano solo dei capi di abbigliamento per diverse stagioni o circostanze, ma facevano parte della sua personalità, erano una parte di lei.

Anche le tovaglie non erano soltanto pezzi di stoffa della giusta misura della tavola, esprimevano invece, attraverso le loro immagini dipinte o ricamate lo spirito della festa perché per lei ricevere ospiti era sempre una grande soddisfazione, un momento piacevole, era pura felicità. Come preparava la tavola lei non ne era capace nessuno, con semplicità ed eleganza.

Nel suo ricettario organizzava i pranzi e le cene scrivendone dapprima le ricette dalla descrizione degli ingredienti, la loro provenienza, il loro aspetto, il colore, la forma e la loro bellezza per passare poi alla loro lavorazione fino alla loro trasformazione finale da semplici alimenti a ottime pietanze.

In molte pagine disegnava addirittura la tavola già predisposta con i piatti e le posate nella loro esatta collocazione, le forchette a sinistra, i coltelli a destra, tutti messi nell’ordine di portata delle pietanze, il piattino del pane, il tovagliolo, nulla mancava nella sua piccola opera d’arte.

Scriveva persino da dove fosse stata tratta la ricetta e se gliela aveva data qualcuno ne scriveva il nome spiegando chi fosse e a volte aggiungendo parole o frasi delle loro conversazioni, consigli e suggerimenti.
La sua fiducia nelle persone era la sua fiducia nei confronti della vita affidandosi così agli incontri, alle occasioni e agli eventi senza chiedersene il perché accettando il destino, convinta che comunque valesse la pena provare sempre nuove esperienze.

La sua innata creatività le permetteva di realizzarsi non solo in cucina ma di esprimersi al meglio rivelando tutte le sfaccettature della sua esuberante e originale personalità con sempre nuove idee e nuovi progetti.
Sapeva far tesoro di quello che le accadeva, riflettendo su ogni cosa e interiorizzando tutto per essere sempre pronta a comunicare agli altri il suo amore per la vita.

In mezzo al bosco della sua collina ai cui piedi fiorivano alberi fa frutto e sulle cui pendici erano state piantate le sue amate viti dai grappoli dorati, dopo un piccolo sentiero appariva all’improvviso la sua casetta che immersa nel verde, circondata dalla natura era diventata ormai per tutti il simbolo di casa ospitale e accogliente.

Persino il tappeto ai piedi della porta con l’immagine del sole splendente raffigurata invitava ad entrare.
All’ingresso appesi ad un grande attaccapanni a muro i suoi amati cappelli davano il benvenuto a chi entrava e nella sala da pranzo ancora apparecchiata dalle sue abili mani e dal suo naturale talento era rimasta la tavola sempre pronta come se lei dovesse tornare da un momento all’altro per ricevere i suoi ospiti con tutto l’amore e la gioia di vivere che possedeva.